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APPUNTI PER UN NAUFRAGIO DI DAVIDE ENIA, SELLERIO 2017

Un giovane scrittore sbarca a Lampedusa e raccoglie testimonianze sugli sbarchi che hanno portato nell’isola migliaia di persone, tutte in condizioni terribili, molte morte.
Parla con persone che hanno visto, hanno raccolto i corpi o aiutato a salvare i naufraghi, hanno portato il tè caldo a chi scendeva sul molo, hanno visitato, curato, fatto partorire, hanno raccolto storie. E conservano la memoria di un evento di cui ci costringiamo a vedere solo i numeri, per altro sconvolgenti. Parla (e non intervista) con il sommozzatore, con il Comandante della Guardia Costiera, con i marinai, con le persone del Centro di accoglienza, con i pescatori, con il custode del cimitero che, benchè in pensione, si prende cura delle tombe e innaffia le piante.
Raccoglie una marea di immagini e ricordi, tutti tristissimi e tutti profondamente umani. Non c’è un pensiero politico, ma solo un pensiero umano nel suo accogliere le storie di queste che sono persone, al di là di tutte le etichette che si sono ritrovate addosso.
Contemporaneamente parla per la prima volta da uomo a uomo con il padre che lo ha accompagnato in questo viaggio e con lo zio, malato di tumore, che legge i suoi appunti. E’ un viaggio nella storia e nella sua storia personale, un viaggio in un dolore pubblico e in uno privato. E’ quindi  un romanzo, ma la scrittura resta giornalistica. E forse questa è anche la sua forza: l’immediatezza del racconto che arriva come un’immagine da cui non si può distogliere lo sguardo.
Il romanzo è alleggerito dal profumo delle molte cose buone che la proprietaria del B&B dove il narratore alloggia prepara per pranzo e cena. Ma il sapore di pane e panelle con cui lo zio lo ha “svezzato” rimane nel cuore del lettore.

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