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CONSIGLI DI LETTURA

IL NOSTRO BISOGNO DI CONSOLAZIONE di Stig Dagerman, Iperborea 13^ edizione, 1^ edizione 1991

E' un lucido dibattito interiore fra il bisogno di felicità e libertà e la consapevolezza della loro irraggiungibilità: si legge come il punto di approdo di un giovane uomo che cerca la propria ragione di vita.


Si legge e si rilegge perché ogni frase è carica di significati, oltre che bellissima. Prendiamo ad esempio l’incipit “Mi manca la fede e non potrò mai quindi essere un uomo felice, perché un uomo felice non può avere il timore che la propria vita sia solo un vagare insensato verso una morte certa.”


Affonda il coltello nel dubbio esistenziale che ognuno di noi riempie come può, meglio se con carezze e affetti, piuttosto che cocktail party e gin tonic.


Evoca il profumo del mare, davanti al quale anche l’anarchico “viscerale” Stig Dagerman riesce a percepire la propria libertà.

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CONSIGLI DI LETTURA

PER ESSERE CHIARI di Antiniska Pozzi, Milieu Edizioni 2021

“E la boxe, quello è l’unico sport che accoglie la rabbia o la povertà e altri generi di storture, e le rende nobili”.
Questa la filosofia di Mirko Chiari, pugile con trascorsi fraudolenti, benché cresciuto da una famiglia resistente al vivere in piazza Prealpi, a Milano. 
Mirko, dopo una breve esperienza a San Vittore,  trova una strada nella boxe per controllare la “bestia” interiore, la rabbia. E poi la propone agli altri. Chi sono questi altri? Detenuti di Bollate, le cui storie vengono narrate in modo asciutto, senza alcun ammiccamento, nell’ambito del progetto Pugni Chiusi. 
Perché lo fa? Per restituire alla boxe ciò che gli ha dato e per esorcizzare il suo gene di ribellione, forse.
Si lascia raccontare da Antiniska Pozzi, che fino ad ora conoscevamo come poetessa. E’ un racconto che richiede attenzione, ma porta in un altro mondo con leggerezza, senza moralismi.
E il sapore? L’indimenticabile piatto di penne al sugo che i compagni di cella gli preparano il primo giorno di detenzione e gli servono con contorno di lezione.

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CONSIGLI DI LETTURA

PROMEMORIA di andrea Bajani, Einaudi 2017

“Farsi consegnare da una donna la parola 

amore riparata. Non dimenticarla accesa

non guardarla fissa non farla fulminare.

Ogni quattro anni un controllo generale.

Se si rompe ancora contattare un cane.”

Un librino da leggere una pagina ogni sera, con una serie di promemoria, scritti nella lingua della praticità e in formato post it, ma quali sono i compiti da tenere a mente? Aver cura delle parole, giocarci, ripararle, tenerle in un armadio… 

Così in questi promemoria surreali si infiltrano prima un dubbio esistenziale, poi una sottile riflessione sull’amore e una malinconia passeggera, un ricordo pieno di affetto e altri sentimenti innominati, conditi dalla capacità ironica di Bajani, che utilizza il registro linguistico pragmatico con accostamenti insoliti (contattare un cane), sorprendenti, pieni di sapore.

Quale sapore? Ma quello dell’inchiostro, quale se no?

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SHINRIN-YOKU La teoria giapponese del bagno nella foresta per ritrovare il proprio equilibrio DI Yoshifumi Miyazaki, Gribaudo 2018

Desideriamo segnalare una bella storia che ci ha raccontato Margherita Ciociano, presentandola con le sue stesse parole: “Nel mio racconto c'è un riferimento al coronavirus ma ho raccontato la realtà al contrario: mentre noi durante il lockdown della scorsa primavera eravamo chiusi in casa e fuori la natura continuava a sbocciare, nella storia invece è la natura a subire un "congelamento" quasi mortale a causa della reazione del corona fiore. Ci sono poi temi che sono vicino al mondo dei bambini: amicizia e emarginazione dal gruppo e derisione. Ho inserito anche sentimenti di  odio e di rabbia, ma anche pentimento, perdono e infine l'importanza della generosità e quindi del dono che dà un lieto fine al racconto.”
Perché ai bambini bisogna insegnare a dare un nome a tutti i sentimenti e a riconoscerli, questo lo aggiungiamo noi.
La storia fa parte di un volume di Historica edizioni, frutto di un concorso letterario. Profuma di fiori e di primavera!

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PRATICHE QUOTIDIANE DI FELICITA’ di Mario Raffaele Conti ed Elia Perboni, Morellini Editore 2021

Questo libro non è un libro: è un extended book dal quale – utilizzando un QR code – si può accedere a nuovi contenuti e ad approfondimenti, un’idea geniale di Mauro Morellini.

I due autori coniugano la loro professione di giornalisti con una conoscenza personale del cosmo dello yoga. All’interno di ”Yoga Journal” curano la rubrica “La mia pratica” scovando ed intervistando chi ha un suo percorso interiore, magari anomalo.

Raccontano il cammino di ricerca di 13 personaggi appartenenti a campi molto diversi: dal mondo dello spettacolo (iniziando con Moni Ovadia sempre in equilibrio sul sottile filo) a quello della medicina; dall’industria con Niccolò Branca a un sacerdote, Padre Antonio Gentili, che ci regala un “ponte” per avvicinare il nostro imprinting sostanzialmente cattolico ad un mondo per noi lontano: ”io me ne sono lasciato ispirare per una migliore valorizzazione della pratica interiore, a partire da quello che il cardinale Ratzinger, nella Lettera sulla meditazione cristiana, chiamava il “simbolismo psicofisico”, che accompagna l’orazione e che lamentava essere spesso carente nella preghiera dell’Occidente.”

Ogni persona intervistata risponde con grande sincerità, offrendo al lettore la possibilità di riconoscersi nelle stesse motivazioni che li hanno spinti alla ricerca di una strada di cambiamento e di salvezza.

Al termine di ogni capitolo, oltre ad un breve approfondimento, sono illustrate alcune tecniche, con la precisazione che ovviamente ognuno rileverà differenze di esecuzione, ma nella convinzione che nello Yoga esistono infinite modalità, dettate dalla sensibilità individuale.

Un libro che apre una porta e spinge il profumo dell’incenso e dei ceri dai luoghi sacri al nostro giardino.

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DOVREMMO ESSERE TUTTI FEMMINISTI di Chimamanda Ngozi Adichie, Einaudi

Il testo è l’adattamento di una conferenza dal titolo We Should Be All Feminists che l'autrice ha tenuto nel 2012, durante un ciclo di conferenze TEDx.

Secondo Chimanda Ngozi Adichie, il predominio maschile è eredità di una società arcaica, in cui era necessaria la forza. Oggi invece serve l’intelligenza, che può essere vivace e pronta in entrambi i sessi. Tenere le donne in una serie B comporta quindi uno spreco enorme di risorse ed è alla base del persistere delle disparità sociali, non solo di genere.

Come si può ovviare? Iniziando a cambiare l’educazione, a partire da quella dei propri figli, allevando nuove generazioni in cui uomini e donne possano esprimersi e dare il meglio di sé a tutta la società.

«Io vorrei che tutti cominciassimo a sognare e progettare un mondo diverso. Un mondo più giusto. Un mondo di uomini e donne più felici e più fedeli a se stessi. Ecco da dove cominciare: dobbiamo cambiare quello che insegniamo alle nostre figlie. E dobbiamo cambiare anche quello che insegniamo ai nostri figli».





Lascia il profumo dei cibi generosi della trattoria La Tana dell’Orso, dove Giuseppe celebra i suoi momenti più significativi, accompagnato dal profumo delle lasagne, delle patate arrosto, della selvaggina, degli affettati.

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L'INFEDELE di Gad Lerner, Feltrinelli 2020

Cosa  ci offre di bello questo libro? La scrittura prima di tutto, Gad Lerner usa un lessico sapido, in cui ogni parola è la sfaccettatura brillante di un gioiello. Poi il tema dell’aspettativa messianica  propria della tradizione ebraica che ha alimentato “una missione liberatrice destinata ad assumere la forma secolare del socialismo” nel cui alveo si è riconosciuto e di cui poi si è progressivamente liberato. In generale la riflessione sulla parabola della sinistra italiana. E infine la comparsa di personaggi mitici come ad esempio Saul Bellow che manca l’appuntamento con il suo personale messia, Trockij, arrivando in Messico il giorno in cui questi viene ammazzato.

Ma…c’è un ma: è la prolissa difesa del suo percorso di vita che lo ha portato a mettere insieme un certo benessere, a differenza del padre dalla cui sepoltura prende avvio il libro.

E’ forse un male la ricchezza? No, ce lo dice lui stesso: “la mia religione non prevede che io debba riconoscere alcuna bellezza nella privazione.” E precisa citando il Deuteronomio 26,11: “Gioirai di tutto il bene che il Signore avrà dato a te e alla tua famiglia. Gioirai tu, il levita  il forestiero che starà in mezzo a te”.  Un buon vademecum per il borghese progressista che tenga d’occhio anche il forestiero.

Eppure la difesa della sua appartenenza alla borghesia occupa pagine, aneddoti, episodi, ricordi, storielle… sfinendo il lettore che vorrebbe invece seguire il ben più fecondo pensiero sul contenuto messianico dell’ondata rivoluzionaria del ’68, o il ragionamento sul processo di ripensamento che ha portato la sinistra a diventare parte dell’establishment e quindi “infedele” al suo portato di cambiamento, o anche le riflessioni sulla necessità di un nuovo profilo di dirigenti della sinistra capaci di opporsi al temibile “prima gli italiani”.

Che sapore lascia? Quello di un buon piatto a cui sono state aggiunte troppe spezie.

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IN CAMMINO, SULLE ORME DI FRANCESCO  DA LA VERNA A ROMA DI ALESSANDRO LEONELLI, EDIZIONI ARTESTAMPA

Come spesso accade quando si parla di viaggi, il racconto di Alessandro è anche - o forse soprattutto - il racconto di un percorso interiore, scritto con sincerità ed immediatezza, a volte un pizzico di naivité.


Lo aspetta un tragitto di 500 km ma quello che lui si aspetta è che il viaggio lo cambi: non solo il contatto rigenerante con la splendida natura degli Appennini, ma tutto ciò che si poserà sul suo cammino avrà effetto su di lui.


Affronta quindi il percorso con uno spirito aperto, disponibile all’incontro, al dare e al ricevere, ad aprirsi alla meraviglia. Camminare lo aiuta a far ordine nei pensieri, a riflettere su certe abitudini, per esempio l’invasione della tecnologia nella nostra vita, l’indigestione di parole dette a sproposito, la diffidenza che ha intossicato le nostre relazioni con gli altri impedendoci persino di salutare.


Gli incontri lo spingono ad affrontare la fatica e a vincere lo sconforto, a meditare sulla generosità dei volontari, sulla capacità di aprirsi alla fede e alla speranza, su certi tratti negativi del proprio carattere che vorrebbe imparare a controllare, e su moltissime altre cose in cui ci si può ritrovare e trovare ispirazione.


Il viaggio diventa un’esperienza profonda, rinnovatrice. Non a caso il nostro pellegrino esordisce dicendo: ” Mi chiamo Alessandro e quello che vi sto per raccontare è il grande viaggio che mi ha segnato dentro, un viaggio fatto da una persona banale e comune, che non ha nulla di speciale da dire agli altri, eppure mi trovo qui a scrivere di un’esperienza che, nella mia nullità, consiglio di provare almeno una volta nella vita.”


Il sapore del libro è quello che ci suggerisce lui stesso: acqua tonica al limone, la sua fida compagna di viaggio.

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LA CATANIA DI VERGA

La stagione, ormai inclinata verso un precoce autunno, ci spinge a desiderare un’ultima breve vacanza in località dal clima ancora tiepido, come la Sicilia. La parte orientale dell’Isola, con Catania, l’Etna, Aci Trezza, Vizzini … ci porta sulle tracce di un altro nostro grande romanziere italiano: Giovanni Verga, “padre” del Verismo.

Si parte da Catania, dove in via Sant’Anna al numero due troviamo la casa museo dove Verga nacque nel 1840, visse la sua infanzia e la sua vecchiaia, allontanandosi per una breve parentesi in età adulta, e dove si spense nel mese di gennaio del 1922.

Molti dei mobili che arredano la casa provengono da Tebidi, vicino a Vizzini, dove i Verga possedevano una tenuta; anche le librerie della biblioteca sono state realizzate con il legno di noce che proviene da lì.

Arrivati alla stanza da letto, possiamo immaginarci Verga che dalla finestra osservava il movimento della città, ascoltando i dolci canti delle Clarisse, suore di clausura, da cui trasse l’ispirazione per la stesura del romanzo “Storia di una capinera”: la vicenda narrata è proprio ambientata nella Chiesa convento di San Benedetto, dove Zeffirelli, in tempi più recenti, ha creato il set per l’omonimo film.

Continuiamo quindi in direzione del centro della città: nella piazza a lui intitolata possiamo trovare una statua che riproduce il naufragio della Provvidenza, narrato ne “I Malavoglia”.

Ma…non solo Catania: due passi verso Aci Trezza e ci troviamo nei luoghi da lui descritti proprio ne “I Malavoglia”; assolutamente da non perdere la visita al “Museo Casa del nespolo”, per ammirare, e ricordare, la tipica abitazione dei pescatori protagonisti del romanzo.

Un’altra tappa da non mancare è Vizzini, dove sono ambientate alcune celebri novelle -Cavalleria rusticana, Jeli il pastore, La Lupa e la Roba- e il romanzo Mastro don Gesualdo.

Diversi i Palazzi citati in Mastro don Gesualdo: il romanzo prende avvio con l’incendio scoppiato in casa Trao, immaginata come il barocco Palazzo dei Ventimiglia, sulla cui facciata troviamo una targa: Casa Mastro don Gesualdo. Nel romanzo vengono descritti anche il Palazzo Rubiera e Palazzo La Gurna, dove si immagina che sia ambientato il banchetto nuziale di Mastro don Gesualdo e Bianca Trao.

Due passi nel paese ed eccoci arrivati alla Chiesetta di Santa Teresa, dai gradini della quale possiamo immaginarci Santuzza che, disperata, maledisse Turiddu augurandogli la “mala Pasqua”, preludio del dramma “Cavalleria Rusticana”. Sarà con il duello, avvenuto nel settecentesco borgo La Cunziria, che terminerà la vicenda.

Un’ultima curiosità: resti degli allestimenti scenici dell’omonimo dramma sono ammirabili proprio nella Casa Museo di Catania.

Infine…non solo letteratura, ma anche sapori: come non indulgere ai peccati di gola con gli arancini, le crispelle e le zeppole di riso, le cartocciate, la pasta alla Norma, la pasta con le sarde, gli spaghetti alla carrettiera, gli spaghetti con il nero di seppia o con la ricotta salata, la caponata in agrodolce  …?

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GARDONE RIVIERA E IL VITTORIALE DI GABRIELE D'ANNUNZIO

Spinto dal suo genio megalomane Gabriele D’Annunzio, scrittore, poeta, drammaturgo, giornalista, simbolo del decadentismo, soprannominato "il Vate" cioè "poeta sacro, profeta" o anche "l'Immaginifico" (potremmo definirlo anche il primo influencer del Novecento, per la sua capacità di influenzare la cultura di massa ),  oramai 58enne trovò la casa perfetta, la villa con magnifica vista sul Garda dove traslocare quanto non gli era stato pignorato a causa del suo stile di vita piuttosto spendaccione. Affidò all’architetto Gian Carlo Maroni i lavori di trasformazione che durano più di dieci anni e diedero come esito un vero e proprio complesso monumentale autocelebrativo di edifici, giardini, un teatro, vie e corsi d’acqua più il mausoleo dove verrà sepolto e nel 1923  lo donò agli Italiani con il nome di VITTORIALE DEGLI ITALIANI, ribadendo il concetto di essere parte attiva dell’orgoglio nazionale. Attualmente è visitabile acquistando i biglietti sul sito della fondazione che lo gestisce: https://www.vittoriale.it/
Ribattezzò ogni camera della villa e la decorò in ogni particolare, con ricchezza di simboli e riferimenti: dalla stanza della Musica al suo studio, l’Officina, alla stanza del Lebbroso, luogo di meditazione.
Da non perdere il museo D’Annunzio Segreto che inquadra le sue opere e la sua vita attraverso documenti RAI e filmati LUCE  e raccoglie vestiti, suoi e quelli fatti confezionare da Biki (la celebre stilista della Callas) appositamente per l’ultima delle sue amanti, gioielli, vasellame e altre curiosità che ricompongono il quadro del suo “vivere inimitabile”. Almeno lui ci è riuscito!
Completare la visita con aspetti di goduria enogastronomica non è difficile: siamo su uno dei laghi più belli del mondo. Dedicate però una piccola attenzione agli agrumi, la cui coltivazione è appunto resa possibile dallo speciale microclima e dalla tradizionale attività di copertura delle piante in apposite serre mobili che caratterizzano questo paesaggio.

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FENOGLIO E LE LANGHE

Fenoglio, nato e cresciuto ad Alba, è legato al suo territorio che compare sia nei racconti contadini che nei romanzi sulla guerra partigiana; ne Il partigiano Johnny e in Una questione privata, le colline, il vento ed i fiumi, così come la pioggia e la nebbia sono molto di più che la cornice naturale dei suoi racconti, ma la forma stessa della vita.

I percorsi fenogliani sono itinerari letterari dedicati a Beppe Fenoglio, un modo per conoscere e rivivere i luoghi e le atmosfere descritte dallo scrittore nelle sue opere. Gli itinerari sono di diversa difficoltà, da quelli più impegnativi, sulle colline delle Langhe a quelli predisposti nei paesi.

All’interno di Murazzano un’accurata cartellonistica guida il visitatore alla scoperta dei luoghi narrati dallo scrittore, seguendo il filo dei racconti qui ambientati. La guida letteraria, che contestualizza e arricchisce l’itinerario, è edita dal Centro Culturale “Beppe Fenoglio” e si può richiedere presso gli Uffici Comunali in Via Roma 34. (Tel. 0173/ 791201).

Anche l’Associazione Centro Studi di Letteratura, Storia, Arte e Cultura Beppe Fenoglio di Alba fornisce supporto a chi vuole girovagare in zona. Altrimenti ci sono percorsi completamente organizzati da associazioni dedicate come Terre Alte.

Inutile dire che nella patria dello slow food al piacere di visitare luoghi bellissimi si unisce la delizia per il palato, cibi e vini da incanto. Un suggerimento: il momento magico è ora, l’autunno.

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TRIESTE: SULLE TRACCE DI SABA, SVEVO E JOYCE

Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.
Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via
scopro, se mena all'ingombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa.
Intorno
circola ad ogni cosa
un'aria strana, un'aria tormentosa,
l'aria natia.

È questa la presentazione che Saba (1883-1957) fa della sua città: scontrosa, strana, tormentosa, quasi un autoritratto di se stesso.

Se vogliamo seguirne le orme, sulla scia delle due poesie dedicate alla sua città, “Trieste” e “Città vecchia”, è d’obbligo passeggiare per le strade da lui cantate, via Rossetti, via del Monte e via del Lazzaretto Vecchio; non potrà inoltre mancare una visita al ghetto dei suoi antenati, alla sinagoga, al cimitero ebraico e in  via San Nicolò, dove è possibile accedere alla libreria antiquaria che egli stesso gestiva;  non può infine mancare una capatina al caffè da lui più frequentato, il Caffè Tommaseo.

Se vogliamo invece seguire le orme di Svevo, pseudonimo di Aron Hector Schmitz, nato in questa città nel 1861, non possiamo non visitare il Caffè San Marco, dove lo scrittore si recava abitualmente e la Biblioteca Civica di Piazza Hortis che oggi ospita il Museo sveviano: erano questi i luoghi in cui l’autore amava fermarsi a leggere e a scrivere. Ricordiamo qui, per inciso, che la “scrittura” non era l’attività principale di Svevo, per il quale rappresentava quasi una specie di vizio “segreto”, quale il “fumo” per Zeno protagonista dell’omonimo romanzo. Infine, non dimentichiamoci di passeggiare tra le aiuole del Giardino pubblico di via Giulia, dove il nostro autore ha immaginato alcuni passaggi dei suoi tre romanzi.

Fu Joyce (1882-1941) a incoraggiare Svevo a proseguire nella produzione letteraria. Lo scrittore irlandese si trovava a Trieste come insegnante di inglese presso la Berlitz School, di via San Nicolò, dove ebbe modo di conoscere Svevo e fu proprio lui a promuoverne le opere all’estero. Fu forse proprio a Trieste che Joyce trovò l’ispirazione per scrivere “Gente di Dublino”. Possiamo seguire le sue orme fino al suo appartamento di Piazza Ponterosso o al Caffè Stella Polare, da lui frequentato abitualmente.


Fra le attrazioni da non mancare: Castello Miramare con il suo Parco e Museo, Piazza dell’Unità d’Italia, Museo della Risiera di San Sabba, il Faro della Vittoria, la Cattedrale di San Giusto con i suoi mosaici.

E non dimentichiamoci la gastronomia: parsuto in crosta (prosciutto cotto in crosta), i sardoni in savor (piatto a base di alici infarinate, fritte, marinate con cipolle), il baccalà mantecato, la jota ( zuppa di crauti, fagioli, salsicce),  cevapcici (salsicce speziate)… il tutto accompagnato da Terrano, il vino rosso tipico della zona.

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LA L LIGURIA DI MONTALE

Quale regione può rappresentare questo poeta, se non quella ligure?

Partiamo da Monterosso, nelle Cinque Terre, dove troviamo villa le Due Palme, sua residenza estiva.

È qui che è nato il Parco Letterario “Eugenio Montale”, in occasione dei 40 anni dal Nobel ricevuto nel 1975, grazie alla collaborazione tra il Parco Nazionale delle Cinque Terre e la Società Dante Alighieri, in collaborazione con il Comune di Monterosso al Mare.


Sono questi i luoghi dove si può respirare l’atmosfera degli Ossi di seppia:

Meriggiare pallido e assorto
Presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi…


In realtà Montale nacque a Genova in corso Dogali, a monte dell’Albergo dei poveri, il 12 ottobre 1896.

Sempre a Genova, quando ancora il porto non aveva ingoiato spiagge e pontili, dobbiamo immaginare la situazione che ha ispirato la poesia “Falsetto”, in cui la giovane Esterina, dopo essersi tuffata, riemerge dalle onde per sdraiarsi, come una lucertola, sugli scogli a prendere il sole:


Esterina, i vent’anni ti minacciano,
grigiorosea nube
che a poco a poco in sé ti chiude (…)

(…)

Leggiadra ti distendi
sullo scoglio lucente di sale
e al sole bruci le membra.
Ricordi la lucertola
ferma sul masso brullo;
te insidia giovinezza,
quella il lacciòlo d’erba del fanciullo.
L’acqua’ è la forza che ti tempra,
nell’acqua ti ritrovi e ti rinnovi:
noi ti pensiamo come un’alga, un ciottolo
come un’equorea creatura
che la salsedine non intacca
ma torna al lito più pura.


Per chi volesse saperne di più, è sempre possibile una capatina in corso Podestà, a Genova, al quarto piano di un caseggiato a strapiombo sul ponte Monumentale, dove da ragazza Esterina viveva con la sua famiglia.

Approfittiamo, infine, dell’occasione per scoprire le delizie culinarie della regione: a fügassa (la focaccia) in tutte le sue varianti, le trofie al pesto, la fainè (farinata di ceci), a çimma ( la cima cantata anche da De Andrè), i pansoti e friscieu, le frittelle di baccalà.

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CARDUCCI E BOLGHERI

Come non ricordare i famosi versi carducciani:

“I cipressi che a Bolgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Quasi in corsa giganti giovinetti
Mi balzarono incontro e mi guardar”

(…)

Ecco allora che, in occasione delle nostre vacanze alla scoperta dei tesori italiani, possiamo programmare un’escursione a Bolgheri (LI), antico borgo medievale, costruito intorno a un castello, dove Carducci visse o, per dirla con le sue stesse parole, “andò errando”, tra il 1838 e l’aprile del 1849.

Primo passo: una camminata lungo il viale ombreggiato dai famosi cipressi, che collega l’oratorio di San Guido (fatto costruire nel 1703 dai Della Gherardesca) al centro storico. 

Secondo passo: una visita al Museo Archivio Carducciano e Casa Carducci, entrambi racchiusi nella parte più antica del borgo. 

Quindi gironzoliamo un po’ tra le vie del borgo, cercando di assaporare, anche se fuori stagione, l’aspro odor dei tini:

(…)

Ma per le vie del borgo
Dal ribollir dè tini
Va l'aspro odor de i vini
L'anime a rallegrar.

(…)
oppure alla ricerca della casa dove visse la bionda Maria, ovvero Maria Banchini, figlia dei mugnaio del borgo, di cui il giovane Carducci era innamorato:

(…)

“Com’eri bella giovinetta, quando

Tra l’ondeggiar de’ lunghi solchi uscivi

Un tuo serto di fiori in man recando

Alta e ridente, e sotto i cigli vivi

Di selvatico fuoco lampeggiante

Grande e profondo l’occhio azzurro aprivi.

(…)

Meglio era sposar te, bionda Maria!”

Carducci, premio Nobel per la Letteratura nel 1906, fa risalire agli anni vissuti nella libertà selvaggia della campagna maremmana la formazione fiera e sdegnosa del suo carattere:

“Dolce paese, onde portai conforme

L’abito fiero e lo sdegnoso canto

E il petto ov’odio e amor mai s’addorme,

pur ti riveggo, e il cuor mi balza in tanto.”

(…)

Non possono infine mancare un tuffo nelle tiepide acque di Marina di Castagneto Carducci o di Donoratico e un assaggio di un calice di vino locale.

Bolgheri fa parte della Strada del vino della Costa degli Etruschi e, tra i vari Cabernet franc, Cabernet Sauvignon, Merlot e petit Verdot troviamo i rossi a denominazione “Bolgheri doc” tra cui il Sassicaia, uno dei più pregiati e costosi.

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ABBAZIA DI PRAGLIA E COLLI EUGANEI

Si usava già nel Medio Evo fare un giro sui COLLI EUGANEI: ad Este giungevano giullari e trovatori da tutta Italia. Fogazzaro ci ha ambientato Piccolo Mondo Moderno. Ma anche Byron e Shelley e Ugo Foscolo ci hanno fatto una puntatina.

“Isole in fiore si, si trovano

nel mare della vasta Angoscia.

Fu ad una d’esse che stamane

giunse la mia barca

da delicati venti pilotata.

Fra i monti Euganei mi trovai,

e ascoltavo il peana

che legioni di cornacchie alzavano al maestoso sorgere del sole”

(P.B. Shelley, Versi scritti fra i Colli Euganei (ottobre 1818). Trad. di Francesco Rognoni)

Facciamola anche noi, partendo dal castello di Este, visitando ad Arquà la casa del Petrarca e soffermandoci nell’Abbazia di Praglia, uno di quei luoghi dove si sente la presenza del genius locii.

L’abbazia è visitabile (obbligatoria la prenotazione online https://www.praglia.it/contatti/) con una guida che vale la pena di ascoltare. Da non perdere il negozio: vini, cosmetici, tisane, infusi, miele, dolci, libri, rimedi naturali, un paradiso!

Per i bibliofili: oltre a una biblioteca visitabile solo su richiesta, nell’abbazia è attivo un prezioso laboratorio che restaura libri, sigilli, opere d’arte su carta e organizza dal 30.5 al 13.9 una mostra (anche online) “Carta, Fuoco, Macerie“ al Museo Civico di Feltre, altro posto che vale la pena di visitare. https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN_PNsdz_-RQnOctCqtuCuhug

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LUZI, PIENZA E L'UMANESIMO.

C’è una targa lungo il muro della via del Casello, considerata il belvedere di Pienza, in ricordo di Mario Luzi. Sono sue le parole:


Dalla terra grigia lisciata dal vento dei suoi dossi

nella sua galoppata verso il mare, 

 nella sua ressa d'armento sotto i gioghi

e i contrafforti dell'interno, vista

 nel capogiro dagli spalti, fila

 luce, fila anni luce misteriosi…


Da qui la vista può spaziare su tutta la Val d'Orcia, e lo sguardo può arrivare fino al Monte Amiata passando per Radicofani e Monticchiello. 

Questa cittadina rinascimentale, negli ultimi anni della sua vita era stata scelta dal poeta come dimora estiva, quasi un “luogo dell’anima”.


Pausa di privilegio alla mia traversata – sosta che l’animo

in accelerazioni di slanci desidera smanioso e quasi

ingordo – è la terra orciana, quella più alta, oltre San

Quirico, fino a Montepulciano, a Pienza. Visione che

appare come un fondale della memoria o un luogo del

sogno su cui un oscuro senso esaltato percepisce il

 brivido d’una misteriosa ventilazione. Lassù, infatti, il

 vento è una specie di respiro misterioso del pianeta…


Il fatto di essere stata cara a Mario Luzi, poeta ermetico nato e morto a Firenze (1914-2005) non è l’unico motivo per visitare questo incantevole borgo: altri ricordi letterari la attraversano.

Voluta come città ideale del Rinascimento dal poeta umanista Enea Piccolomini, divenuto poi Papa Pio II (da cui deriva il nome), progettata dal Rossellino sotto la guida di un altro grande Umanista, Leon Battista Alberti, è stata spesso scelta come set ideale per grandi film d’autore, come Romeo e Giulietta di Zeffirelli, o di fiction internazionali quali I Medici.

Da non mancare gli appuntamenti gastronomici: crostini, salumi, pecorini, pici con il ragù di cinghiale.

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CONSIGLI DI LETTURA

TRE LIBRI DA DIVORARE, PAROLA DI SARA RATTARO

Presentati e garantiti da Sara Rattaro, direttrice della collana Varianti di Morellini editore, ve li riassumiamo in tre parole:

- LOVE TROTTER di Bea Buozzi, SEM: speranza, perdono, crescita

- HAPPY HAPPY FAMILY di Stefania Nascimbeni, Morellini: cortocircuito, rinascita, basamo

- BUONA LA PRIMA di Fabienne Agliardi, Morellini: memoria, nostalgia, divertimento

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CONSIGLI DI LETTURA

QUANDO SI DIVENTA MARE

DI ANTONINO FICILI, DIANA EDITORE

Parole raccolte come conchiglie sulla spiaggia è il sottotitolo di questa raccolta di non-poesie: né poesie né racconti, pensieri leggeri come nuvole di cui l’autore stesso scrive:

La maggior parte delle cose che scrivi sono cose che si

scrivono da sole. A un certo punto il tuo compito è farti

da parte, altrimenti non viene fuori il miracolo dell'Arte

Pensieri da regalare a una persona cara, perché sorrida. Ve li consigliamo con vero piacere.

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CONSIGLI DI LETTURA: VALENTINA VENTURINO, RACCONTI DI PERSONALITÀ MULTIPLE.

A partire dall’idea dell’irriducibilità di una persona a una semplice definizione, Valentina offre brevi frammenti, illuminazioni in linguaggio riconducibile sia alla prosa, sia alla poesia; nell’introduzione confessa di rifarsi al Primo Romanticismo tedesco, ai volti riflessi in specchi spezzati e, come Saramago, di essere una persona che si limita a sollevare una pietra e a guardare cosa c’è sotto.

Che sapore rimane? Sicuramente quello del sale e del suo opposto, lo zucchero, per rispettare la molteplicità inseguita da Valentina.

Proponiamo la lettura di:

Favole anomale

UNA FIABA NOTTURNA

 La fiamma ardeva lenta e crepitava, allungando all’intorno i suoi riflessi di luce. Il vento si voltò improvvisamente e ne avvolse una lingua nel suo mulinello. Calmandole la febbre con il suo freddo abbraccio, ne fece una creatura viva. Il nuovo nato spalancò gli occhi per la prima volta, vide le sagome indistinte delle cose affiorare dal buio e sentì il silenzio animarsi di mille piccoli rumori. Rimase un attimo sospeso, spirito d’aria dal cuore di fuoco, con le narici frementi a carpire l’odore della notte. Sentì una voce chiamarlo dal profondo del bosco, trovò la strada e volò via. Le api addormentate ebbero un fremito, ma subito la coltre della notte le ricoprì di nuovo dolcemente e vegliò sui loro sogni.

Per saperne di più:

ttps://acquaevento.wixsite.com/raccontidpm   

https://www.facebook.com/raccontidpm

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TURISMO LETTERARIO

TORRITA DI SIENA : DANTE E BOCCACCIO

Sulla facciata del Palazzo Comunale di questo borgo situato in Val di Chiana, in provincia di Siena, è possibile leggere i seguenti versi tratti dal Purgatorio: VI, 13-14:

Quiv’era l’aretin che da le braccia

Fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte


La citazione ci serve per ricostruire le origini del paese stesso, che risalgono appunto a Ghino di Tacco: appartenente al ramo dei Conti di Guardavalle, viene ricordato da Dante come uccisore del Giudice aretino Benincasa da Laterina. Privato dei castelli di famiglia, fece di Radicofani la base delle sue scorrerie brigantesche. Sicuramente non dispiaceva a Dante, che lo ricorda solo per la caratteristica delle sue “fiere braccia”, cancellando da lui l’onta che gli derivava dai molti crimini commessi.


Anche Boccaccio mostrò di apprezzarlo, tanto da farne il protagonista della seconda novella della decima giornata del Decameron: l’Abate di Cluny, sofferente di stomaco, fu fatto prigioniero da Ghino stesso mentre si stava avviando verso i Bagni di Siena dove sperava di poter trovare guarigione per il suo disturbo. Gli viene riferito che: «Messer, quando Ghino era più giovane, egli studiò in medicina, e dice che apparò niuna medicina al mal dello stomaco esser miglior che quella che egli vi farà, della quale queste cose che io vi reco sono il cominciamento; e per ciò prendetele e confortatevi.»

Così avvenne: in breve, grazie al cibo che Ghino gli faceva giornalmente portare, trovò sollievo prima e infine guarigione completa. L’Abate di Cluny rimase così amico di Ghino, da riuscire a farlo riavvicinare a Bonifacio VIII.


Oltre alle citazioni letterarie, sono diversi i motivi per visitare questo piccolo borgo: le costruzioni e i vicoli medievali di mattoni in cotto, che creano una suggestiva atmosfera soprattutto al tramonto; le Chiese che contengono preziosi dipinti; la gastronomia: salumi e salsicce locali, pici al ragù, panzanella e carne chianina.

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TURISMO LETTERARIO

VILLA FOGAZZARO ROI - VAL SOLDA (COMO)

Villa Fogazzaro Roi a Oria, piccolo borgo della Valsolda (Como) è giunta inalterata fino a noi grazie al marchese Giuseppe Roi, pronipote dello scrittore Fogazzaro, che a metà Novecento ha rinnovato ogni ambiente prima di lasciare la casa al FAI perché alla sua morte non venisse snaturata.

Lo scrittore trascorse lunghi periodi nella villa che oggi porta il suo nome e fa da sfondo al suo romanzo più conosciuto “Piccolo mondo antico”, come vi farà notare la guida durante la visita leggendo dei brani che rispecchiano gli arredi rimasti intatti o citano alcuni punti, compreso il famoso porticciolo e il giardino inondato di profumo di osmanto.

Da non perdere lo scrittoio di Fogazzaro. Nei dintorni moltissime cose da fare anche con i bambini: borghi da visitare, escursioni, fossili da cercare e, volendo esagerare, un salto a casa di Carlo Cattaneo a Castagnola!

https://www.fondoambiente.it/luoghi/villa-fogazzaro-roi

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TURISMO LETTERARIO

IL LABIRINTO DELLA MASONE

FONTANELLATO (PARMA)

Editore di opere di pregio, designer visionario, collezionista eclettico, FRANCO MARIA RICCI rappresenta un momento straordinario della cultura visiva italiana e internazionale.

Il LABIRINTO DELLA MASONE a Fontanellato (Parma) è un suo sogno realizzato e raccoglie tutto il suo universo, formatosi nel nome della bellezza, la sua scelta di vita. E’ il più grande labirinto esistente, composto di piante di bambù alte tra i 30 cm e i 15 metri. Un percorso godibilissimo anche con i bambini.


La collezione di opere da lui raccolte rispecchia il gusto di Franco Maria Ricci. I pezzi sono circa cinquecento e attraversano cinque secoli di Storia dell’Arte, dal XVI al XX. Ma per i lettori la vera gioia sono le riviste e i libri esposti, con quelle meravigliose copertine dove si tocca Il gusto per la bellezza del corpo della scrittura, per le proporzioni e l’armonia dell’impaginazione.

Una chicca: il Codex Seraphinianus scritto (o meglio disegnato) dall'artista Luigi Serafini .  E poi qualcosa di extralusso: il complesso comprende due Suites dove  un visitatore potrebbe soggiornare e sognare.

Prenotazione online obbligatoria. Per informazioni: https://www.labirintodifrancomariaricci.it/it/labirinto/info-e-biglietti/aperture-e-orari/

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CONSIGLI DI LETTURA

AVVENTURE E PASTICCI DI UN PICCOLO GIARDINIERE DI FRANCESCA PAIOCCHI, LA RUOTA EDIZIONI, 2019

Un delizioso libro illustrato che si rivolge ai più piccoli, raccontando una semplice storia di otto semi a cui il bambino vuole mettere fretta e che invece seguono i loro tempi: un monito valido anche per i più grandi! Da leggere e rileggere con i nostri aspiranti giardinieri, gustando le bellissime illustrazioni.

Inoltre è corredato da 8 schede di giardinaggio, di facile approccio. Un suggerimento per appassionare i bambini ad un’attività antica e sempre magica.

Niente permette di mettere in ordine i cassetti della testa come curare le piante. Ricordate il motto di Cicerone “se presso la biblioteca ci sarà un giardino, nulla ci mancherà”.

Del resto basta aprire il libriccino per sentire il profumo di erbe aromatiche, di lavanda, di camomilla e aver voglia di sorridere.

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CONSIGLI DI LETTURA

FARFALLA  DI MATTIA ZADRA, 2020 CHANCE EDIZIONI

Consigliamo oggi un romanzo, appena uscito, scritto da un nostro giovane lettore, Mattia Zadra, nato a Trento il 12 gennaio 1992 “nudo e senza denti, come del resto accade alla maggior parte dei bambini”.
Sono tre le sezioni in cui la storia si suddivide: Bruco, Crisalide, Farfalla, che rappresentano tre momenti di crescita e formazione evolutiva del protagonista.
Sin dal primo capitolo veniamo a conoscenza dello “strano potere” di questo ragazzo: sentire aleggiare intorno alle persone che incontra il “profumo della morte”, così da riuscire a capire anticipatamente chi in breve tempo sia destinato a morire.
Lui, orfano di entrambi i genitori e cresciuto dagli zii, si legherà d’amicizia con Larry, orfano a sua volta che, intuendo per primo questo suo strano potere, cercherà di sfruttarlo.
Purtroppo, questa dote porterà il protagonista ad avvilupparsi in una spirale che rischierà di stritolarlo, dalla quale riuscirà a staccarsi solamente attraverso una scelta radicale.
I temi che rendono interessante questo romanzo sono il dualismo empatia e indifferenza, rappresentato attraverso i simboli della farfalla e della falena, la natura sana da preservare e riscoprire come panacea per l'anima, la giustizia sociale, la divisione gerarchica fra chi ha tutto e chi invece non ha niente.
Che sapore rimane a lettura ultimata? Forse quello che meglio descrive questo romanzo è il fiore di zucca, per la sua natura duale: fiore/ verdura, pianta/ frutto … che acquisisce gusto e sapore a seconda di come si decida di cucinarlo.

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CONSIGLI DI LETTURA

MOMENTI TRASCURABILI DI FRANCESCO PICCOLO, EINAUDI 2020

Potremmo considerarlo una versione light della “Psicopatologia della vita quotidiana” di Sigmund Freud qesto libretto agile e sorridente con cui Piccolo completa la trilogia dei “momenti”: Momenti di trascurabile felicità, Momenti di trascurabile infelicità…Momenti trascurabili che Piccolo fa uscire dall’anonima quotidianità di ciascuno di noi, riflettendo su cosa c’è dietro, sull’ atteggiamento mentale e i presupposti che ci inducono ad agire in un certo modo.

Per esempio si sofferma sull’ansia con cui affrontiamo le migliaia di scelte che ci vengono continuamente proposte per comprare qualsiasi cosa, per decidere: “un’enorme quantità di perdite di tempo; un tentativo sempre fallito di essere abbastanza furbo se non il più furbo di tutti; il sospetto continuo e che ti consuma i nervi di non aver scelto la soluzione migliore; e almeno tre amici che sono sempre pronti a dirti: se lo dicevi a me ti procuravo la soluzione migliore, perché non me lo hai detto, orami hai fatto una cazzata.”

Chi non si riconosce in questo dramma? Piccolo si inventa un immaginario semplificatore capace di riportarci alla dimensione reale della scelta e soprattutto alla consapevolezza del tempo che sprechiamo in questo tentativo di essere i migliori invece di godere di ciò che abbiamo. Sempre con il sorriso, naturalmente.

Che sapore ci troviamo? Caffè ma “quale aroma? moka o cialda? quanti bisogna prenderne al giorno? stretto, lungo, americano, con latte, senza, zucchero, zucchero di canna, pillola dietetica che però pare faccia male”. Decidete voi!

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CONSIGLI DI LETTURA

PER GLI AMANTI DEL GENERE THRILLER, HORROR, DARK FANTASY … SEGNALIAMO UNA NOSTRA LETTRICE, ELENA MANDOLINI, CHE PROPONE UN SUO ROMANZO DI RECENTE PUBBLICAZIONE: “L’ULTIMA CURA” EDITO DALLA DARK ZONE.

Claudia, la protagonista, è una scrittrice di romanzi thriller e horror che ha perduto il controllo dei suoi ricordi, della sua mente, dell’intera sua vita. Riuscirà Claudia, che si è messa nelle mani del dott. Mereu primario di Neurologia dell'ospedale Sant'Anna di Roma, a riconquistare il controllo di sé e a trovare la risposta alle sue tante domande?

Che sapore lascia? Un sapore tra l’amaro e l’umami.


“L’ultima cura” non è il primo romanzo di Elena Mandolini, che vanta molteplici premi e menzioni.

Tra i molti ricordiamo:

 Il Signore dei Racconti, urban fantasy dai tratti horror che ha partecipato al concorso Il mio esordio – La Feltrinelli 2013, entrando in semifinale TOP100, tra più di mille partecipanti.

Nel 2014 terzo posto al Contest Letterario “La mia seduzione” col racconto romance Ogni dannata volta.

2016 è uscito il secondo romanzo Biancaneve Zombie, per la DAE Edizioni, che si è aggiudicato il Primo Premio ex aequo al Premio Cittadella 2017,

Nel giugno del 2018 il racconto horror La maschera di cartapesta viene selezionato e inserito nell'antologia del Premio Letteratura Horror del sito letteraturahorror.it. 

A dicembre del 2018 il racconto horror Natale a Valiant è stato scelto, tra circa 200 elaborati, e inserito nell’antologia Un Natale Horror 2018 del sito letteraturahorror.it.

A marzo 2019 è stato pubblicato il racconto Ambrosia nella raccolta Bestie d'Italia – Volume 1 edito dalla NPS Edizioni


È possibile trovare “L’ultima cura” sia in formato digitale sia cartaceo.

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APPRENDERE A LEGGERE E SCRIVERE. COME E PERCHE’- DI ADRIANA LAFRANCONI, STUDIUM EDIZIONI 2020

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Che gusto ha il saper leggere e scrivere? Sicuramente quello del miele, se il processo che porta a padroneggiare queste due abilità è rispettoso della persona e delle sue peculiarità.
Ad aiutare genitori e insegnanti ci pensa il bel testo di Adriana Lafranconi, che aiuta a conoscere processi, metodi, tipologie d’approccio adeguati all’apprendimento della scrittura e della lettura da parte di bambini negli anni della scuola dell’infanzia e il primo anno della scuola primaria.
Da un lato vengono illustrate le modalità con cui ogni bambino vive il percorso che lo porta a imparare a leggere e a scrivere, che è opportuno che insegnanti e genitori conoscano per potersi inserire con naturalezza in questa sua avventura; dall’altro, vengono individuati i contributi che possono essere attinti dai vari metodi per l’insegnamento/apprendimento della lingua scritta.
Poiché ogni bambino è unico e il processo che lo porterà a padroneggiare gli strumenti espressivi è articolato e coinvolge varie dimensioni della persona, non si può pensare che esista un unico metodo valido per tutti ma è necessaria l’integrazione tra i diversi approcci metodologici, con la possibilità di adeguarsi alle esigenze formative di tutti, nessuno escluso.

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LA QUARANTENA DI ZOE di Ludovica Zedda

Vi proponiamo una storia divertente, scritta in distici a rima baciata e illustrata con simpatiche scenette da una giovane scrittrice: Ludovica Zedda.

Suggeriamo a genitori e figli di  leggerla insieme  per sorridere ripensando ai giorni trascorsi, per ritrovarsi nelle situazioni descritte.

Vi si narrano le avventure di Zoe alle prese con il tempo lento della quarantena: come è riuscita a sopravvivere?

Ecco il catalogo delle sue avventure:  dopo una breve presentazione, la troviamo alle prese con il gatto Mimì, con un dolce da preparare e da mangiare, con la pittura delle pareti della sua stanza, con la costruzione di un nuova cuccia per Mimì, con esercizi ginnici e con lo yoga, con la lettura delle avventure di Peter Pan … e in men che non si dica si arriva alla fine della quarantena.

Che sapore ci rimane? Sicuramente quello di una bella crostata… forse il dolce più amato dagli Italiani durante la quarantena.

Per leggere la Quarantena di Zoe seguite il link: https://www.wattpad.com/story/226251053-la-quarantena-di-zoe

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Il mostro con gli occhi rossi e altre storie – Morellini  2020

Il progetto, nato da un’intuizione della giornalista Laura Avalle, è stato lanciato dalla casa editrice Morellini sulla sua pagina Facebook e in breve ha assunto proporzioni inaspettate. L’idea di pubblicare le fiabe che genitori e amici hanno raccontato ai bambini per spiegare il coronavirus, il distanziamento sociale, i comportamenti virtuosi da tenere, è stata sviluppata da molteplici “penne” che hanno prodotto testi di notevole interesse, interpretati anche dalla voce di attori famosi. Il ricavato del libro andrà a sostenere le attività a favore delle persone con autismo e disabilità della Fondazione Renato Piatti onlus di Varese.

Tra i tanti racconti, piacevoli e originali, vogliamo ricordarne due, scritti da Margherita Ciociano, una lettrice che segue la nostra pagina.

Carletto e il maialino da consegnare, interpretato da Maurizio Nichetti, aiuta i bambini a capire l’importanza del distanziamento sociale. Carletto, triste perché non può vedere il suo amico Tonino, su consiglio della mamma inserisce ogni giorno nel maialino salvadanaio un pensierino scritto per l’amico. L’idea sarebbe quella di consegnargli il salvadanaio una volta terminato il pericolo del contagio, ma un’imprudenza costerà cara a Carletto, che finalmente prenderà coscienza dell’importanza di comportarsi correttamente.

Il virus della discordia, interpretata da Lucia Caponetto, racconta di Gentilandia, un Paese dove regnava il re Bonus e tutti erano sorridenti e cortesi. Per invidia Malus, re di Litigandia, inviò un virus preparato dai suoi scienziati, il virus della discordia, per distruggere il re Bonus e il suo Regno. Non aveva però fatto i conti con i comportamenti virtuosi e il senso di responsabilità dei cittadini di Gentilandia, che riuscirono a far fronte a questo terribile contagio mantenendo atteggiamenti rispettosi degli altri.

Che gusto ci  rimane al termine della lettura? Sicuramente quello del buon pane fatto in casa, il passatempo preferito da quasi tutte le famiglie italiane durante la quarantena.

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ECCO I VINCITORI DEL CONCORSO NAZIONALE PER RAGAZZI
TITOLO: IN CHE VESTE TI PRESENTI?

CATEGORIA C

Ottobre 1301, l’alba d’un cammino


             Le vie della politica sono lastricate di pericoli ed imprevisti, mentre le vie della poesia sono un viavai di allegorie che si intrecciano fra di loro.

La poesia era la mia arte – questo l’avevo scoperto presto con la Vita Nova – ma la politica era il mio amore per la città di Firenze. Cresciuto insieme a lei in questi anni di pace forse – pensavo – di poter essere determinante nel mantenere la mia città così com’era: forte e grande e bella e indipendente.   

  Ero preso da questi pensieri mentre controllavo l’andatura del mio cavallo che appariva stanco. Per tutto il giorno mi aveva portato in groppa senza espormi a potenziali pericoli pur avendo attraversato terreni incerti paludosi ed insani. Attraversare quella palude era come attraversare indenne la vita politica.

  Volevamo raggiungere Roma entro la giornata successiva per essere ricevuti da Carlo di Valois e dal Pontefice, come l’ambasceria proveniente da Bologna che era partita prima di noi ed aveva preso la via appenninica per arrivare a Roma. A dire il vero non avrei voluto far parte di quest’ambasceria, però ero stato convinto dalla Signoria che la mia presenza sarebbe stata importante per difendere Firenze. Chi meglio di me - ebbero a dire - poteva far sentire a Papa Bonifacio VIII la voce del popolo fiorentino? Chi meglio di un appartenente alla corporazione dei medici e degli speziali?

  Una volta arrivati a Roma m’arriva addosso la prima di una serie di sorprese: Carlo di Valois se ne era già andato verso Siena con la moglie in cinta, pronto ad entrare a Firenze una volta che la moglie avesse partorito. Se il mandato del Papa, come paciere delle città toscane gli era già stato consegnato, iniziavo a chiedermi in cosa consistesse la nostra missione.

  Seconda sorpresa: ottenuta udienza da sua Santità scopro, insieme ai miei compagni d’ambasceria, che riceve solo noi in forma privata e non i bolognesi. I miei due pari accolgono la notizia in maniera positiva, come se ci riservasse maggiore attenzione. Secondo il Minerbetti, abile nell’arte di destreggiarsi in Laterano come lo era nell’arte del cambio, il Papa ci stava offrendo un posto particolare accanto a sé, perciò Firenze avrebbe dovuto  dimostrargli tutta la massima gratitudine. Ubaldini detto il Corazza, che è stato Gonfaloniere di Giustizia, insiste nel dover dimostrare il ruolo fondamentale della Chiesa per tutta la Tuscia.

  Terza sorpresa che mi coglie: mentre i soldati del Papa, armati di tutto punto, come se stessero per entrare in battaglia, ci scortano verso le stanze private, il mio pensiero va a Campaldino con i suoi ricordi di sofferenza, piuttosto che a sentimenti di pace. La guerra con quell’accozzaglia di carne e di metallo è più vera di qualunque diplomazia politica. A Campaldino capivo bene chi fosse il nemico o l’amico. Il sapore acre dello scontro fra la vita e la morte non aveva mezze figure: o sopravvivevi scoprendo la forma dei vari casi o ci lasciavi le penne. C’era un’altra possibilità forse la più umiliante: essere costretto a riconoscere la superiorità del nemico. Quando ero piccolo avevo visto i vincitori entrare nella mia città spavaldi e distruggere le case dei loro avversari, uccidendo o esiliando le famiglie che non erano a loro congeniali.

 In Laterano davanti al Papa eravamo rappresentanti di una delle città più importanti. Eravamo tre guelfi fedeli al proprio Papa, ma ancora più fedeli alla nostra città. Da parte mia venivo mosso dall’ amore per Firenze.

  Quarta sorpresa: non so voi come vi immaginate l’incontro fra un’ambasceria ed il Papa. Io me l’ero immaginato secondo le regole della retorica, a debita distanza fisica con voce possente senza il minimo segno di dubbi nel parlare.

Invece no, il Papa ci fa avvicinare a lui con un gesto della mano, facendosi baciare il famoso anello che indossa, chiedendo di portare delle sedie se ne avessimo bisogno, mentre Lui se ne sta lì sul trono di Dio ad ascoltarci come se ci fossimo recati per una supplica. Vedo sua Santità che ha un piede gonfio per la gotta, malattia di cui soffre da tempo. Ogni tanto il suo volto si torce per una smorfia di dolore, al solo sentir nominare  qualcuno dei Bianchi; allora si appoggia ad un bastone che ha la forma di una croce. Quando invece il discorso va sui Donati e sui Neri il suo sguardo si apre verso l’alto ad intercettare il volto di Dio, che l’aveva messo lì a governare. La sua tiara monumentale lo fa diventare più alto del nostro sguardo, anche se noi siamo rimasti in piedi e Lui seduto.


  • Voi siete consapevoli che fra i miei impegni ho tre regni da governare, da far filare nel migliore dei modi secondo la legge di Dio: i regni della terra, del cielo e del purgatorio. L’anno scorso decretandolo come anno del Giubileo tutte le città lungo la via francigena hanno avuto il loro tornaconto, anche Firenze, senza che fosse pagata la decima alla Chiesa. Adesso voi dovete capire che la vostra città debba in qualche modo ringraziare la Chiesa, per questo grande avvenimento che è stato il Giubileo. Le anime semplici pagano volentieri per scontare un po’ della pena da trascorrere in Purgatorio.  


  • Vostra Santità le città guelfe - rispondo - sanno benissimo che il peso è giusto quando la  misurazione avviene secondo la legge di Dio. Il peso e la bilancia sono i giudizi del Signore. Tuttavia ciascuna città comunale ha imparato a proprie spese come controllare la vita politica al suo interno con organi decisionali che svolgono ciascuno una determinata funzione. Nessuno di noi può decidere in maniera autonoma cos’è meglio o cos’è peggio per la città di Firenze. Quando sono stato priore nell’anno giubilare, per un assalto ai consoli delle Arti, abbiamo mandato al confino otto dei Neri e sette dei Bianchi.  


  • Peccato che poi i Bianchi han pensato bene di farli tornare, mentre i Neri sono stati lasciati al confino.


  • Vostra Santità, vedo che siete bene informato sulle vicissitudini della nostra città, ma non fui io a prendere questa decisione, in quanto non ero più priore. Siamo qui umilmente al servizio della nostra città.


  • Se questo che dite è vero allora non vi sarà difficile svolgere un servizio anche nei confronti del vostro Papa, perché questo è quello che vi chiedo. Non siate ostinati voi Fiorentini. Umiliatevi a Me, che ho solo intenzioni di pace per la vostra città. Carlo di Valois verrà a Firenze proprio con questa funzione, quella di trovare un accordo fra le varie parti.


  I miei colleghi di ambasceria a questo punto assicurano il loro appoggio completo affinché vi sia un’autorevole diplomazia nello svolgimento di questi accordi.   

  A posteriori avrei fatto bene ad asserire nelle forme e nei modi che il Corazza e il Minerbetti esponevano, mentre invece me ne esco d’un tratto come un bastian contrario:


  • Vostra Santità pensa che l’ingresso del principe Carlo di Valois debba significare l’inizio di un periodo di pace non solo per la nostra città ma anche per gli altri Comuni italiani?


  • Messer Durante degli Alighieri, in che veste ti presenti?


  • Non intendo la vostra domanda Santità


  • Sei qui come diplomatico al servizio della vostra città, come mi avete detto poc’anzi, come sostenitore dei Bianchi, come mi viene detto da più parti, o come profeta al servizio di Dio?


  • Io ritengo che ogni potere discenda sulla Terra direttamente da Dio - rispondo frastornato - e mi auguro che lo Spirito Santo possa rigenerare l’umanità ristabilendo l’ordine perduto e contribuendo ad un lungo periodo di pace, quindi vi chiedo se stiamo seguendo la retta via nel favorire l’ingresso di Carlo a Firenze.


  • Sono molto interessato alle vostre opinioni e per questo motivo vi fermerete qui a Roma per un breve periodo, in modo da avere la possibilità di confrontarci su alcuni argomenti. Ho saputo inoltre della vostra intenzione poetica sui tre regni, che il successore di Pietro continua a governare nel migliore dei modi e sono incuriosito dal vostro modo di rappresentarli.


  • Vostra Santità intendo bene che le mie parole sono diventate i lacci che mi annodano a questo soglio, ma sappiate che di Dio e di Firenze sono servo d’Amore. 


Vedo Bonifacio distogliere il suo sguardo da me, con la stessa smorfia di insofferenza mentre con voce solenne dispone: 


  • Voi due, Guido Ubaldini da Signa e Maso di Ruggerino Minerbetti potete tornare prima possibile al Comune di Firenze con una promessa da parte Nostra. Se la città ubbidirà alle nostre volontà, accogliendo Carlo di Valois, siate sicuri di avere la mia benedizione su di voi e sulla vostra città.


  Era la fine del mese di ottobre. Rimasi nell’alloggio a me riservato in Vaticano per diverse settimane, senza sapere niente di quello che avveniva a Firenze. Seppi successivamente che i Neri avevano preso possesso della città ai primi di novembre, dopo l’ingresso di Carlo di Valois: definirla una carneficina era dir poco. Fu seguita nei mesi successivi da più di 500 condanne a morte e 600 condanne all’esilio. A gennaio ero condannato a pagare 5000 fiorini piccoli, restituire il maltolto, due anni di confino e l’interdizione perpetua agli incarichi pubblici. A marzo la condanna era il rogo se solo avessi rimesso piede a Firenze.

  Nella mia amata città non sono più tornato. A volte penso che Bonifacio VIII mi abbia salvato la vita, perché sapeva quel che stava per accadere a Firenze. A volte penso che abbia giocato con me come il gatto con il topo, facendomi credere di essere interessato alla mia vena poetica. Io mi limitavo a mostragli il metro nel seguire la regola infallibile di Cristo, ma pur cantandogli queste note ebbi l’impressione che la sua musica fosse diversa, allora compresi che L’avarizia il mondo attrista, calcando i buoni e sollevando i pravi. 

  Se volete sapere la verità non mi fu di sollievo sapere che Bonifacio era stato schiaffeggiato da un tal Colonna, ma come poeta una libertà me la presi: quella di prenotargli un posto all’Inferno.

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CATEGORIA B

Vincitore categoria B 1° classificato

Titolo traccia: In che vesti ti presenti?


TITOLO: Lo specchio dell’anima

AUTRICE: Daisy Cignarelli

 CLASSE: III B SCUOLA: Scuola Secondaria di 1° Grado “Contardo Ferrini”

 ISTITUTO: Istituto Comprensivo di Broni CITTÀ: Broni (PV)

 DOCENTE REFERENTE: Laura Rossi



Lo specchio dell’anima


Il suono della sveglia recide gli ultimi sogni dell’alba e anche quella mattina, per prepararmi ad andare a scuola, mi alzai con le palpebre ancora socchiuse sul sonno della notte. Mi diressi in bagno, guardai di sfuggita la mia immagine allo specchio e, come sempre, mi salutai:

“Buongiorno Martina, anche stamane è giunta l’ora del dolce risveglio, ti pare?” poi mi girai.

“Devo ammettere che è proprio una fatica…” disse una vocina alle mie spalle.

Mi voltai di scatto:”Chi ha parlato? C’è qualcuno?”

“No, ci sei tu con me che sono te” mi rispose la mia immagine allo specchio.

“No, non è possibile, sto ancora dormendo o sto ancora fantasticando. Forse la fase REM mi ha annebbiato il cervello” dissi spaventata, stordita e aggiunsi: “Adesso anche lo specchio mi parla!”

“Martina cerca di realizzare, ti sto parlando veramente, non sei più nel mondo dei sogni. Non essere preoccupata, impaurita” mi rispose pacatamente, come per rassicurarmi, e continuò:” Sono il tuo alter ego, sono quella vocina che ti sussurra consigli nei tuoi attimi di incertezza, sono quell’immagine che lo specchio non riesce a riflettere.”

“Ok, allora che cosa vuoi da me?” chiesi, incominciando a innervosirmi.

“Cosa voglio? Voglio che ti tolga quella finta maschera che indossi ogni giorno, che mostri davvero il tuo lato migliore, ossia, senza offesa, me”.

“Di quale maschera stai parlando? Se mi conosci davvero così bene sai benissimo che non la indosso”.

“Sì invece, ti sforzi di essere quello che non sei solo per dimostrarti sicura e invincibile, ma ti garantisco che stai intraprendendo la strada sbagliata”.

“Ok, ammettiamo che tu abbia ragione, cosa dovrei fare per non indossare questa maschera ed essere quella che sono?”

“Devi fidarti del tuo istinto, non elaborare troppo le emozioni, falle emergere con semplicità, segui di più il tuo cuore invece della ragione”.

“Ma non capisci, è un’impresa impossibile, non posso farcela, è troppo complicato, non posso evitare di ragionare con la testa e lasciarmi trasportare solo dall’anima. E poi, visto che sembra che tu sappia tutto, che cos’è davvero l’anima?”

“L’aria ti dona il respiro, l’anima il cuore, entrambe sono invisibili ma indispensabili alla vita”.

“Wow, caro mio alter ego, per poco non mi hai fatto commuovere, da dove viene così tanta poesia?”

“E  tu per poco non mi fai stramazzare al suolo dalle risate! La poesia appartiene a te, ricorda siamo una cosa sola, una sola anima un solo corpo un solo cuore”.

“Vorrei tanto esprimere a tutte le persone che conosco la mia poesia, ma la mente m’imbriglia e non riesco a fare ciò che vorrei”.

“Quasi sempre gli ostacoli sono più stimolanti. Un sentiero nel bosco è foriero di avventure, e dà più emozione di una strada comoda e asfaltata.”

“Sì, hai ragione, forse basta percorrere il sentiero non pensando all’ultimo passo senza aver compiuto il primo”.

“Quando pensi di compiere il tuo primo passo su questo sentiero? Hai paura di inciampare? O preferisci percorrere strade più sicure, senza spirito di avventura?”

“Ma tu in che veste ti presenti?” le chiesi piccata dalla sua risposta.

“Sono quella che tu non sei, ma vorrei tu fossi, sono la parte che hai in te e non emerge, sono la corrente sottomarina che smuove le tue onde, sono il vento che gonfia le tue vele.”

“Bello, impressionante, poetico! Ma chi ti dà il permesso di elevarti a mio giudice? Chi dice che sei dalla parte del giusto nel giudicarmi?”

“Tu stessa, amica mia, affacciandoti ogni mattina a questo specchio per guardarti fuori e, ora con me, anche dentro.”

“Capirai che gioia! Appena sveglia mi spaventa vedere la mia immagine assonnata, figurati se mi guardo dentro cosa potrei trovare sapendo di iniziare un’altra giornata!”

“Trovi semplicemente te stessa, il tuo io, la tua essenza” mi rispose prontamente.

“Ma come siamo svegli di prima mattina! D’altronde è facile parlare per te che alberghi dentro di me senza pagarmi affitto. Ti piace la parola alberghi? Hai udito? Imparo presto, anche da assonnata” ribattei ironicamente.

“Vedi: anche con me, che sei sempre te, diventi supponente, sei un po’ troppo spocchiosa, la tua ironia diventa alterigia.”

“Aspetta, aspetta: a parlar con te occorre un vocabolario. Domattina, se ci rivedremo, porterò in bagno lo Zanichelli, così, tra una spazzolata e l’altra, consulterò il tomo e oltre che pettinata uscirò dal bagno erudita” le dissi.

“Spiritosa, la mia alter ego! Ci penserò su se farmi rivedere da te. Questo primo incontro mi ha procurato un certo nervosismo”.

Terminò così quel primo incontro.

Per tutto il giorno pensai all’accaduto: alla paura e alla sorpresa inizialmente provate, subentrò in me il desidero di incontrarmi nuovamente con la mia immagine.

Passai ripetutamente davanti allo specchio, ma l’immagine era semplicemente e logicamente la mia.


La mattina seguente mi alzai di buon’ora e corsi in bagno.

“Buon dì, Martina”.

“Ben svegliata, amica mia” prontamente mi rispose.

“Beh, allora ci sei”.

“Se ci sei tu ci sono anch’io!” disse sorridendomi.

“Ieri per tutto il giorno non ti ho vista, dov’eri? Chiusa in un armadio?”

“Spiritosa la ragazzina, in fondo non hai detto una stupidata: ero chiusa dentro di te. Forse mi hai anche sentita, ascoltata”.

“Certo, adesso parlo da sola, mi ascolto… ma cosa mi stai dicendo?”

“Sto semplicemente facendoti capire che, stando dentro di te, nel super attico, ovvero il tuo cervello, nel vano caldaia, ossia il tuo cuore e nell’intimo più profondo, la tua coscienza, io divido con te ogni tuo pensiero, sentimento, emozione” mi rispose pacatamente.

Poi continuò:“Tu credi di essere indipendente in ogni tuo atto, decisione, impulso. Invero in tutto questo non sei sola, io sono sempre con te e tu con me, in ogni istante della tua vita”.

“Quindi tu saresti la mente e io il braccio del mio vivere?” osservai piccata.

“Sei molto schematica amica mia, ma non è così che funziona. Ti faccio un esempio: talvolta tendi a far prevalere caparbiamente le tue ragioni. Il mio compito è far maturare in te il seme della pianta della pazienza e del rispetto per il ragionamento altrui”.

“Beh, in effetti talvolta mi accorgo di essere andata oltre, nella mia testardaggine!”

“Vedi che i miei semini servono a qualcosa? In quei momenti sto abitando il tuo cervello anche se, destreggiarmi in quel labirinto di neuroni non è la mia passione” disse ridendo.

“Scappo a scuola amica mia. Cerca di non rompere troppo stamattina” e, impazzita, mi schioccai un bacio allo specchio.

La mattina seguente mi alzai dal letto con l’accresciuto desiderio di vedermi allo specchio. Vi passai davanti lanciando un semplice “ciao”.

“Ciao dolcezza “mi rispose facendomi l’occhiolino e strappandomi un sorriso.

“E’ bello vederti sorridere ma è troppo raro per i miei gusti”.

“Possibile che alla carota devi sempre aggiungere il bastone?” esclamai, e aggiunsi “Mica sono una comica, una pagliaccia!”.

“Non intendevo dire questo, semplicemente notavo che non riesci a esprimere esteriormente quello che senti e sei effettivamente, e mi rammarico. Credimi, non mi sbaglio, ricorda che vivo dentro di te, percepisco ogni battito del tuo cuore, ogni sospiro del tuo animo. Il calore che hai interiormente, la ricchezza dei tuoi sentimenti mi avvolgono in una piacevole sensazione che vorrei condividere con tutte le persone che ti circondano”.

Ancora una volta le parole del mio alter ego mi colpirono e mi emozionarono.

“Cosa e come devo fare secondo te?” le chiesi.

E continuai: “Devo ammettere che hai ragione. Mi cruccio di non riuscire a esprimere compiutamente il mio grande affetto ai miei cari e ai miei pochi ma buoni amici”.

“Questo lo so meglio di te essendo te. Tante volte vorrei armarmi di fionda per sparar fuori i tuoi sorrisi. Vorrei muovere invisibili fili per farti abbracciare chi ami. Vorrei fare il karaoke delle tue parole per farti dire ciò che hai dentro e che riesci a esprimere bene armata di penna, su un foglio bianco che fai divenire un giardino fiorito. Credimi, Martina mia, esponi la tua bella mercanzia con il tuo più bel sorriso e vedrei che la gioia altrui si tramuterà nella tua serenità” concluse.

“A domani”. E scappai senza attendere risposta, con un tumulto nell’anima provocato da quelle giuste parole.

Quel giorno compresi che qualcosa in me si stava muovendo. Conobbi una nuova serenità che attenuò il razionalismo che sembrava avermi totalmente posseduta.

La quarta mattina mi presentai all’appuntamento dinnanzi allo specchio, ma al mio saluto rispose il mio saluto, ai miei gesti gli stessi gesti: lei non c’era.

Smarrita nell’assenza dell’immagine amica, mi vennero le lacrime agli occhi.

“Dove sei mia piccola musa ispiratrice dei miei sentimenti, del mio sentire. Non mi lasciare sola, ho bisogno di te. Perdonami se sono stata supponente, spocchiosa, stupidamente ironica. Hai sempre avuto ragione tu, sin dal primo momento in cui mi sei apparsa” e aggiunsi: “Ho compreso le tue parole, le ho fatte mie. Pur con una certa riluttanza e inconscia difficoltà le ho messe in pratica, ora mi sento serena, il sorriso che dono agli altri si riflette dentro di me e mi illumina l’anima. Grazie amica mia”. Terminai quasi abbracciandomi allo specchio.

“Un’ultima cosa prima del nostro addio, ti prego rispondimi ancora una volta: tu in che veste ti presenti?”

Senza che la mia immagine mutasse, senza che i miei gesti cambiassero, una vocina mi sussurrò:

“Sono quella che tu sei e desideravo tu fossi, amica mia per sempre”.

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CATEGORIA A

Vincitore categoria A 1° classificato

Titolo traccia: In che vesti ti presenti?


AUTRICE: Valentina Silva

 CLASSE: I

SCUOLA: Scuola Secondaria di 1° Grado “Monsignor Vianello”

ISTITUTO: Scuola dell’Infanzia e Secondaria di 1° Grado Paritaria “Monsignor Vianello”

CITTÀ: Fidenza (PR)

DOCENTE REFERENTE: Serena Cavalieri




Sono Lia, semplicemente Lia


Un nome, ci serve veramente? Nella maggior parte dei casi un nome sta fin troppo stretto, non permette spazio e tende a schiacciarti. Mia nonna diceva che la risposta è nelle stelle, finora quest’ultime non mi hanno mai suggerito niente, fidatevi ne avrei avuto bisogno…

Ad ogni modo, figli miei, vi racconterò della vecchia Lia, che era stata segnata da cinque parole, a dire il vero tormentata: “in che veste ti presenti?”.

Suonò la campanella che annunciava la fine della giornata scolastica. Quel vivace suono argentino destava nei ragazzini gran gaudio. Riponevano incautamente i libri nello zainetto, gettavano nel sottobanco i fogli di scarto prodotti nella giornata e correvano fuori dalla classe 1 F. Lia non si poteva definire diversa, anzi fremeva per la fretta pur di lasciare la scuola. Tuttavia, quel giorno la professoressa di lettere frenò l’entusiasmo della classe annunciando la traccia per il prossimo tema. L’undicenne, a cui stavano particolarmente a cuore i racconti affidati dall’insegnate, rimase stordita quando quest’ultima pronunciò le parole “in che veste ti presenti”: che cosa significava? Mille interrogativi le rimbombarono in testa e quella frase non le avrebbe esaurite…

Lia non conosceva suo padre e non aveva numerosi legami di parentela. La nonna era scomparsa qualche mese prima e l’unica parente che le rimaneva era la zia. Pensò che, se il compito avesse trattato le origini e la persona, lei non avrebbe avuto molto da narrare; la ragazza non sapeva chi fosse e neppure le sue origini, la madre era stata piuttosto taciturna su quest’ultimo argomento. 

Quando non hai idea di chi tu sia il mondo appare un po’ sfuocato, cerchi risposta nelle stelle, mai fidarsi troppo, e gli unici cadaveri che hai seppellito sono le personalità che non ti piacevano e volevi sopprimere. Lia si sentiva così, persa, come se il bello dovesse ancora arrivare. Prese le sue cose e scese le scale a malincuore, sperando in un pomeriggio migliore. Entrò neghittosamente nell’auto della madre, sapendo che ella si sarebbe accorta che qualcosa turbava la figlia. Le spiegò della bizzarra traccia e della moltitudine di domande a cui desiderava dare una risposta. Dapprima la madre parve sbigottita, poi le rispose frettolosamente ed in modo sbrigativo, proprio come quando le chiedeva del padre. La ragazzina era avvilita, non comprendeva una simile confusione nell’atteggiamento della madre e non le restava che raccontare della giornata trascorsa sui banchi di scuola, come usualmente faceva. La mamma appariva rincuorata nel non sentirsi nuovamente interrogare con numerosi quesiti sulla curiosa traccia.

Il pranzo fu riempito da un lungo silenzio rivelatore di fin troppe emozioni.

Quel giorno Lia corse fuori dall’abitazione sbrigativamente e si distese sulla collina. Il vento sfiorava delicatamente l’erba, i fili verdi ondeggiavano in un’ordinata danza, il cielo era limpido e fissandolo si poteva scorgere l’impercettibile moto delle nuvole.

La ragazzina, paffutella, dai capelli castani e dall’anima prematuramente inquieta, si divertiva ad indovinare la forma delle nubi ed a cosa potessero assomigliare, tuttavia quel giorno le nuvole non rassomigliavano a niente, così pensò a chi sarebbe potuta diventare e mentre la vita le scorreva freneticamente davanti agli occhi farneticava sul futuro che sembrava ogni giorno così lontano.

Lia aveva ormai quattordici anni. Spesso veniva derisa e disprezzata per i corridoi della sua scuola, venendo chiamata con il nomignolo “balenottera”. Ormai quel nome incombeva troppo su di lei. Ogni giorno che passava fissava il proprio riflesso nello specchio ed ogni giorno quel riflesso aumentava di volume diventando per Lia una vera e propria agonia.

Colei che si domandava in che veste si presentasse non era nemmeno sicura di voler continuare ad avere l’onere di farlo, era lei il vero peso in quel momento e la situazione non cambiava.

“Lia la balenottera” dicevano ridendo, soffocando quella risata che le faceva credere di essere sbagliata, più del dovuto. Le risate erano pesanti come pallottole di piombo che perforavano il suo stomaco.

Dopo le notti passate a bagnare il cuscino di lacrime, colme di dubbi ed incertezze, quella vicenda non aveva mai smesso di tormentarla. Lia sperava in un futuro migliore…

Era stata catapultata in una società che l’investiva con canoni estetici, in cui non riusciva a rientrare, con regole sproporzionate e tanta umiliazione.

Quando speri nel futuro devi azionare un cambiamento nel presente, che non si verificherà mai se sei incerto e metti in discussione la prima fonte di forza, te stesso. Lia non lo capiva.

Passarono gli anni e la donna, ormai divenuta adulta, non riusciva a spiegarsi se valesse la pena lottare per un’identità o lasciarsi smontare, programmare e costruire dal mondo esterno.

Lia passava la giornata senza mai vivere un momento felice, le risate a stento nascondevano tristezza, i sorrisi erano solamente dei bei dipinti, mentre la sua esistenza si riduceva a lasciare tutto in mano agli altri.

Si ricordava del tempo durante l’infanzia sprecato a sognare un futuro, quel futuro che non arrivava mai. Aveva trentacinque anni e tutto ciò che aveva concluso era guardarsi alle spalle e capire di aver sbagliato senza trovare una soluzione. Era sciocco, sembrava che tutto quello che vedeva fosse una panoramica distorta e sfocata di quello che la circondava, come se fosse esonerata da quel corpo, da quella realtà.

Era mattino, Lia era al volante della sua auto, ascoltava distrattamente una stazione radio, mentre era bloccata in un ingorgo interminabile. Era stanca, come sempre, eppure riuscì a sentire nettamente la notizia che annunciava la malattia terminale di un grande personaggio dello spettacolo. Questi diceva che ormai la sua vita era completa, poiché non aveva mai lasciato nulla in sospeso, ogni singolo attimo era stato riempito fino all’orlo. Era come se una scossa l’avesse appena attraversata, la donna si illuminò, il suo obiettivo era sempre stato quello, non era mai riuscita a realizzarlo. Allora scese dal veicolo, si guardò intorno, respirò e si rese conto di essere viva.

Odorò il gasolio e i gas di scarico, l’invitante profumo proveniente dalla panetteria, osservò il cielo ancora vacuo, le luci soffuse della città, il momento fu interrotto dal clacson di un’auto che sbloccò l’ingorgo stradale, Lia corse nell’automobile, mise la musica a tutto volume e sospirò lentamente “sono viva”.

Da quel giorno Lia, cioè io cercai di vivere ciò che mi veniva offerto e poi capii che mancava qualcosa, allora ho adottato voi due!

Mi ricordo che quel giorno ripensai alla lontana traccia del tema, aveva segnato profondamente tutta la mia vita fino ad allora ed avevo una risposta: io sono Lia, una persona, un essere umano, che vi piaccia o no brulico di difetti, sono insicura, ma ciò non vuol dire che non debba credere in me. La mia vita sarà riempita fino all’orlo di momenti felici, tristi, rabbiosi ed adrenalinici, ma giuro che proverò ad afferrare questa esistenza con entrambe le mani.

Ero sudata, il mio battito cardiaco aumentava sempre di più, ansimavo, ma avevo la consapevolezza di aver cambiato molte vesti, gli eventi mi avevano stravolta, ma questo non significava che non fossi più la vecchia Lia, quella bambina irrequieta e fremente di fretta per lasciare l’aula 1F.

La vita è breve, vivila, è una frase costantemente ripetuta, ma ciò che non molti capiscono è il fatto di dover riempire ogni momento, con tristezza, rabbia, felicità…

Bisogna lottare per farsi spazio e molte volte le persone a cui vengono procurati dei danni siamo proprio noi.

La prossima volta che vi chiederanno “in che veste ti presenti” ricordatevi che le vesti sono tante, alcune diventeranno troppo strette altre troppo larghe, altre ancora passeranno di moda, ma sarete sempre la stessa persona in cui una piccola parte di voi ha affidato le sue migliori speranze, ha riposto sogni ed ha lottato. La risposta non è nelle stelle e tantomeno nel mondo esterno. La chiave siete voi, ricordatevelo.

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CONSIGLI DI LETTURE IRRESISTIBILI PER RAGAZZI ANNOIATI

Dal contest che abbiamo lanciato, ci sono arrivati alcuni consigli di lettura per ragazzi che vi giriamo; le abbiamo ordinate dai 12 in su.

L’OCCHIO DEL LUPO di Daniel Pennac, Salani: due vite chiuse in una gabbia di silenzio che fronteggiandosi trovano l’energia per affrontare la vita. Si legge facilmente e coinvolge tutti.

 WONDER di J.R.Palacio, Giunti: l’avvincente battaglia di un bambino affetto da una  terribile deformazione facciale  per farsi accettare nella nuova scuola senza cedere di un millimetro. Adatto a tutti, anche agli adulti.

 LA GIGANTESCA BARBA MALVAGIA di Stephen Collins, Bao Publishing: un fumetto ma anche una fiaba sulla vita. Fortissimo.    

    

MA LE STELLE QUANTE SONO di Giulia Carcasi, Feltrinelli: fotografia di una generazione che si costruisce una sua faticosa educazione sentimentale.

 BAR SPORT di Stefano Benni, Feltrinelli: un concentrato di umanità varia descritto con ironia e acuta leggerezza. Adatto a chi sa sorridere.

                  LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI di Paolo Giordano, Mondadori: un libro difficile, ma bellissimo che ha per personaggi due ragazzi segnati dalla vita e divenuti soli e speciali come i numeri primi.              

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2 APRILE GIORNATA MONDIALE  DELLA CONSAPEVOLEZZA DELL’AUTISMO

Il Dott Giorgio Villa, Fondatore e presidente della Cooperativa l’Abbraccio- per non sentirci soli, ci ha gentilmente suggerito i seguenti titoli di libri da proporre ai nostri lettori

Oliver Saks,Un antropologo su Marte, Adelphi Editore

Racconta la storia di 7 pazienti: l’ultima è la storia di una ragazza che, affetta da autismo, si autodefinisce proprio come una antropologa su Marte, per far capire i suoi stati d’animo e la sua difficoltà a decodificare le emozioni umane.

Norah Raleigh Baskin,Tutt’altro che tipico, Uovonero

Un romanzo di scrittura e amicizia, viste da un personaggio che ha un cervello tutt’altro che tipico: un dodicenne affetto da autismo.

Mark Haddon, Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte, Einaudi

Romanzo di crescita e presa di consapevolezza per Cristopher, quindicenne affetto da sindrome di Asperger.

Maurizio Arduino, Il bambino che parlava con la luce, Einaudi

Il mondo dell’autismo, declinato in quattro storie, viene narrato da un Terapeuta che ogni giorno si trova ad affrontarlo.

Naoki Higashida,Il motivo per cui salto, Sperling & Kupfer

La difficoltà di comunicare, narrata da Naoki stesso quando aveva solo tredici anni, ci permette di guardare nella mente di chi è affetto da autismo.

Keith Stuart, La morbidezza degli spigoli, Corbaccio

Storia di un padre e un figlio, Sam di otto anni, affetto da sindrome dello spettro autistico, incapace di comprendere una realtà ricca di sfumature e accezioni sempre diverse. Storia del riavvicinamento di un uomo a suo figlio attraverso un mezzo inaspettato.

AA.VV.  Curatore Luca Raimondi-Mosche contro vetro- Morellini

L’autismo raccontato attraverso diverse storie ed emozioni.

Manuel Sirianni, Il bambino irraggiungibile - Bompiani

Manuel ha  sedici anni, vive a Catanzaro e sta per finire la quarta ginnasio: non possiede parole ma  attraverso la scrittura riesce a mettersi in comunicazione con il mondo.




Un altro libro interessante suggeritoci da una lettrice è:

Donna Williams, Nessuno da nessuna parte, la straordinaria autobiografia di una ragazza autistica- Armando

Dopo essere stata considerata malata di mente per anni, alla scrittrice australiana è stata riconosciuta la condizione di persona nello Spettro Autistico, il libro in cui racconta questo percorso è diventato un bestseller internazionale.

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PER QUELLI A CUI MANCA LA MONTAGNA

consolatvi andando, almeno con la mente, in vetta

FRÊNEY 1961. UN VIAGGIO SENZA FINE di Marco Albino Ferrari,Priuli & Verlucca

Sul Pilone Centrale del Frêney, sono dispersi sette alpinisti guidati da Walter Bonatti e Pierre Mazeaud. Pioggia, neve, temporali a catena, una perturbazione che sembra non finire mai. Questo racconto emozionante ricostruisce l'avventura dei sette, ma è anche la testimonianza di un'epoca ormai lontana, diversa, quando i sogni degli alpinisti sapevano scaldare i cuori della gente.

ARIA SOTTILE di Jon Krakauer, Corbaccio

Nel 1996 una tempesta colse di sorpresa quattro spedizioni alpinistiche che si trovavano sulla cima dell'Everest. Morirono nove alpinisti, incluse due delle migliori guide. L'autore, uno dei fortunati che si salvò, scrive non solo la cronaca di quella scalata ma una drammatica testimonianza del perché quella tragedia si poteva evitare.

LE OTTO MONTAGNE  di Paolo Cognetti,  Einaudi

La montagna al centro di un'amicizia. È il racconto di un apprendistato alla vita, attraverso il rapporto tra Pietro, un ragazzino di città e Bruno, che abita in un  paesino ai piedi del Monte Rosa, dove Pietro trascorre l’estate con la sua famiglia.

NAUFRAGIO SUL MONTE BIANCO. LA TRAGEDIA DI VINCENDON ED HENRY di Yves Ballu, Vivalda

Due giovani alpinisti partirono nel dicembre del 1956 per salire in invernale il Monte Bianco.  Durante la salita  furono colti  da una fortissima bufera che portò a lunghi bivacchi in parete a circa 4100 metri. Una storia di un tentativo drammatico di sopravvivenza in parete.

SULLA TRACCIA DI NIVES di Erri De Luca,Feltrinelli

Nives Meroi la seconda donna della Terra ad aver scalato tutti i quattordici ottomila senza l’uso di ossigeno né portatori d’alta quota.  Sotto la tenda, durante una tempesta, Erri e Nives parlano e raccontano: della montagna, della sfida, della fatica, della vita.

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LIBRI AVVINCENTI

CHE HANNO LASCIATO IL SEGNO

il_malinconico_sentimentale: IL PROFUMO di  Patrick Suskind : storia di un assassinio (molto particolare, aggiungiamo noi)

giusy_teacher:I BUDDENBROOKS di Thomas Mann: aprono la porta di casa e sei dentro la vita di questa famiglia, spettatore silente ma allo stesso tempo facente parte della loro vita.

francescacova: IO NON HO PAURA di  Niccolò Ammaniti: adrenalina – suspense – buio

stefano_bertoli_liutaio: IL PARADISO DEGLI ORCHI di Daniel Pennac: famiglia – persecuzione - indagine

marinacammina: MILLE ANNI CHE STO QUI di Mariolina Venezia : famiglia – terra – autenticità

ades7.9: L’AMANTE GIAPPONESE di Isabella Allende: elegante – generoso – sognatore

attico_e_mostarda: L’UOMO CHE RIDE di Victor Hugo:  dissacrante – umano – avvincente

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libri avvincenti consigliati dai lettori nel nostro primo contest

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