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CINQUANTA MODI PER DIRE PIOGGIA DI ASHA LEMMIE, EDITRICENORD 2021

Con un soffio questo libro distrugge quell’immagine edulcorata del Giappone, luogo dello spirito e del tè, che si sta diffondendo da noi. L’autrice in realtà è statunitense, giovanissima, meravigliosa. Conosce bene il Giappone e il giapponese (e l’italiano).

Dipinge una società in cui giovani assetati di libertà lottano contro tradizioni millenarie secondo le quali l’onore della famiglia è più forte di tutto. Per un italiano è facile ritrovare assonanze. Ma mentre da noi i giovani emigrano, gli stranieri importano tradizioni diverse, tutti litigano in televisione e tutto si mescola, nel Giappone del libro la famiglia di buone origini ha un nome da difendere a ogni costo. E il prezzo lo pagano le donne. Se poi sono nate fuori dal matrimonio o se hanno una sfumatura di pelle più scura della norma, la loro vita non vale nulla.

Forse il Giappone che Asha Lemmie descrive è metafora di una condizione di razzismo quasi fanatico e di antifemminismo che altri suoi connazionali prima di lei hanno descritto a casa loro, a partire da Toni Morrison per arrivare a Tara Westover. In ogni caso, il romanzo ha una potenza dirompente, perché il filo conduttore è quello spirito vitale capace di resistere al dolore, al disprezzo e alla solitudine ascoltando la pioggia, i cinquanta tipi di pioggia che cadono nell’isola.

Nori, la protagonista, attraversa vicende che sembrano uscite da un libro medievale, basti pensare alla scena iniziale in cui fa il bagno quotidiano in acqua e varechina per sbiancare la propria pelle ambrata, e combatte con le sue forze di ragazzina per restare in vita e per ottenere affetto e dignità:  “Le strade che ho davanti sono tutte tortuose e non so dove mi porteranno. Non c’è scelta che non richieda sacrificio, non c’è modo di eludere il dolore.”

Da leggere assolutamente, gustando una coppa di gelato, come fa Nori godendo di questa piccola scoperta deliziosa.

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