Questo romanzo narra non solo la storia della famiglia Sartori ma anche quella di tutti noi.

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La vicenda, articolata in blocchi temporali ben scanditi, parte dalla disfatta di Caporetto del 1917 per arrivare al primo decennio del Duemila.

Di padre in figlio, di nonno in nipote, gli avvenimenti si snodano portandosi dietro un segreto, un peccato originale che in qualche misura ricade su tutti, fino al conclusivo passaggio di consegne a Letizia, la nipote che simbolicamente rappresenta “la figlia femmina” che Nadia, moglie del Sartori “capostipite”, non aveva potuto avere.

Sarà proprio l’ultima erede a rivendicare il diritto di poter “solo essere felice”.

La storia di dipana dal Friuli alla Lombardia, all’Europa, con precisi dettagli spazio-temporali: con meticolosità Fontana ricostruisce ambienti, spazi, luoghi, vicende storiche, passioni politiche, lotte, illusioni e disillusioni di un secolo che tanto breve non è stato.

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Che sapore rimane? Sicuramente quello dei buoni cibi e vini friulani, polenta e un tajut di rosso, perché, come spesso ripete Renzo Sartori: “Siamo Friulani, beviamo solo due volte: una a pranzo e una fuori pasto”