RAGAZZO ITALIANO DI GIAN ARTURO FERRARI, FELTRINELLI 

CANDIDATO PREMIO STREGA 2020

Il romanzo, opera prima di Gian Arturo Ferrari, può essere considerato a tutti gli effetti un romanzo di formazione.
Il racconto è suddiviso in tre parti (il bambino, il ragazzino, il ragazzo), legate alla crescita di Ninni, il protagonista; la narrazione è focalizzata su di lui e, benché condotta in terza persona, suoi sono la visione del mondo e lo sguardo sulla realtà.
La vicenda copre gli anni dell’immediato secondo dopoguerra, per dipanarsi sino alla fine degli anni ‘60, toccando, in una sorta di amarcord nostalgico, gli avvenimenti pubblici e privati di quel ventennio.
È con una punta di malinconia che riviviamo gli austeri anni ‘50, il ricordo delle molte vite familiari all’insegna del rigore e della modestia, il rimpianto della campagna per chi si era da poco urbanizzato, la crescita prima lenta e poi gagliarda della Milano di allora, l’industrializzazione, la difficile scolarizzazione in una scuola non ancora di massa, l’amore per la cultura vista come strada maestra per comprendere una realtà altrimenti caotica e indecifrabile.
Sullo sfondo, i bagliori di quelle prime, timide, forme di protesta che sfoceranno poi nel ’68.
Memorabili rimangono alcune figure di docenti, presidi, educatori che ci riportano allo spirito di quegli anni e adombrano personaggi realmente vissuti e attivi nel panorama milanese.
Indimenticabili le descrizioni delle cene tipiche della fine anni ’50 inizio ’60: brodino con tempestina, prosciutto e crescenza e delle merende all’insegna del carcadè e di dure ciambelle fatte in casa.
Non possiamo infine dimenticare il viaggio in Grecia che permetterà al protagonista di scoprire nuovi sapori, ouzo e  rezina da quattro soldi ma pur sempre ricchi di magia: un viaggio di formazione, che darà l’avvio a   una più matura consapevolezza di sé e delle proprie aspirazioni e sentimenti.